[by Paolo Rebecchi]

 

Ha davvero ragione Ruggero Morandi nel dire che una ventina d’anni fa mai avrebbe immaginato una serata come quella di lunedì scorso in cui si è svolta, organizzata da Ais Bologna, una verticale della Barbera della sua azienda.

Non solo perché Il Monticino sarebbe nato solo nel 2000 ma anche perché in quegli anni erano davvero pochi i produttori che stavano ottenendo risultati apprezzabili, e solo in pochi casi ottimi, e soltanto con vitigni internazionali vigendo l’atavico scetticismo nei confronti di un vitigno da noi utilizzato soltanto per rustici vini frizzanti di scarso valore enologico quale la Barbera.

Inimmaginabile sarebbe stato anche prevedere una tale affluenza di persone accorse alla serata confermando quanto la crescita della viticoltura dei Colli Bolognesi in questi anni stia suscitando l’attenzione che merita. Tale affluenza è stata ripagata dalla piacevolezza dell’evento ricco di conferme ed anche gradite sorprese.

Ovviamente noi di Menu Digitali, avendo avuto l’onore di avere l’azienda Monticino tra i protagonisti di un documentario sui Colli Bolognesi, TERRE e CALICI, non potevamo mancare a questo appuntamento, seguendo da tempo l’ottimo lavoro che la famiglia Morandi sta portando avanti confermato dai tanti riconoscimenti, anche internazionali, ricevuti.

Il delegato Ais Luca Manfredi, coadiuvato dalla vice delegata Federica Bertuletti, ha fatto da anfitrione e Giacomo Morandi, figlio di Ruggero, ha condotto la serata raccontando in modo chiaro ed esaustivo l’azienda e la sua filosofia nonché i vini in degustazione descritti poi dai Sommelier preposti a tale scopo. Insieme al padre ha alternato aneddoti e dati tecnici manifestando entusiasmo, passione e serietà.

Giustificate erano le assenze della signora Morandi, terzo indispensabile tassello dell’azienda e, a causa delle vendemmie ancora in corso, dell’enologo Giovanni Fraulini grande esperto e conoscitore delle potenzialità del territorio.

|2015| La degustazione partiva alla Barbera 2015 imbottigliata da poco e presumibilmente esuberante. Infatti al naso era un’esplosione di aromi in cui il fruttato la faceva da padrone sorprendendo poi anche una volta in bocca poiché la tanto attesa acidità era giustamente presente ma con un bilanciamento inaspettato per una Barbera così giovane. Nel complesso si aveva l’impressione di un prodotto che darà parecchie soddisfazioni negli anni.

|2013| La 2013 era più addomesticata con profumi meno intensi ma più eleganti e con una rotondità maggiore pur mantenendosi vibrante per freschezza.

|2012| Maggior complessità ovviamente nella 2012 con aromi più evoluti ed anche terziari più evidenti, al palato la struttura importante era ben ammorbidita da fini tannini senza intaccare una freschezza ancora ben presente.

In tutte e tre le annate ci trovavamo comunque di fronte a prodotti importanti di grande struttura e personalità ma anche eleganti e con presumibile longevità. A questo punto dopo aver appurato il quasi esaurimento di bottiglie di annate storiche quali la |2008|, la |2010| e la |2011|, avevamo una conferma di longevità dall’assaggio dell’annata |2007| in cui il tempo aveva incominciato a lasciare dei segni con una sottile nota di riduzione ma il vino, con profumi più tendenti alla confettura (prugna in particolare) che non a frutti freschi, in bocca risultava comunque piacevole con buona acidità ancora presente.

|2006| La sorpresa veramente bellissima della serata la si aveva però con l’assaggio della Barbera 2006 che già dal colore risultava più giovanile della 2007, gli aromi tornavano sul frutto rosso anche se, ovviamente, maturo, fiori appassiti e delicati sentori terziari; al palato risultavano ancora una freschezza ed un’energia sorprendente bilanciate da dolci tannini e struttura ancora importante per un’armonia da campione di razza che ha suscitato una spontanea e meritata standing ovation. Veramente un vino strepitoso! Fa specie pensare che nel 2006 azienda e vigna avevano pochi anni di vita.

Breve menzione sul colore: intenso in tutte le annate, a volte impenetrabile, rubino carico nei tre assaggi, granato negli altri due, ma tutti e cinque con una luminosità riscontrabile nei grandi vini.

Finale in dolcezza con la Malvasia 216, una vendemmia tardiva di Malvasia di Candia, aromatica ma fine , non stucchevole, altro cavallo di battaglia di questa splendida realtà di Zola Predosa.

Serata davvero importante per i Colli Bolognesi certificata dalla presenza di esperti, appassionati, sommelier, enotecari e ristoratori. Tutti concordi nel constatare quali risultati possa esprimere il nostro territorio anche (e soprattutto) per i vini rossi ed anche grazie ad un vitigno tipico della zona quale la Barbera.

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